la rosa

21.08.2013 08:29

Coltivazione e cura della rosa

La messa a dimora delle rose è un passaggio delicatissimo che deve essere compiuto con le dovute attenzioni: da qui infatti dipende gran parte del futuro fallimento o successo della coltivazione. Prima di tutto si deve scavare una buca semicircolare della profondità e diametro di circa 50 centimetri, ricoprendone il fondo con letame maturo. Su di esso va posto uno strato di terriccio per evitare che le radici della rosa vengano a contatto diretto con il letame; questo strato deve essere sufficientemente spesso da consentire di mettere a dimora il panetto di terra che contiene l’apparato radicale. La pianta va collocata in posizione verticale e la buca va richiusa con del terriccio universale. Il tutto va pressatobene (ma non troppo) per favorire il contatto delle radici con il terriccio; subito dopo è indispensabile effettuare un’abbondante innaffiatura.

 

 

                             

 

 

Un aspetto molto importante, spesso trascurato, è che non si dovrebbero ripiantare rose dove sino a poco tempo prima ne crescevano delle altre. Queste piante, infatti, tendono a depauperare il terreno rendendolo povero di sostanze nutritive, con un ulteriore effetto negativo: lo arricchiscono di tossine, emesse dagli apparati radicali, che possono risultano dannose per le nuove piante messe a dimora. In questo caso è necessario attendere almeno un anno per permettere al terreno di “riprendersi” naturalmente oppure, se si intende comunque procedere con la piantumazione, i primi 30-40 centimetri di terreno devono essere rimossi e sostituiti con terriccio idoneo alla crescita.

Esposizione e ventilazione

La rosa è pianta che generalmente ama il pieno sole, e deve essere collocata in un luogo dove possano contare almeno su sei ore di illuminazione diretta. In caso contrario bisogna optare per varietà che si adattino alle condizioni di mezz’ombra come, ad esempio, Etoile D’HollandVeichelblauRamblin Rector,Dans De FeuMay QueenThe GarlandNew Dawn o Maigold.

Temperature

Le rose in genere non tollerano le temperature troppo elevate, perciò le innaffiature e le altre pratiche colturali devono essere mirate per cercare di arginare gli effetti del caldo, che possono essere particolarmente dannosi e causare l’arresto della fioritura.

Poiché molte rose non sopportano il surriscaldamento dell’apparato radicale, con l’arrivo dei primi caldi (verso giugno) è opportuno disporre attorno al fusto uno strato di pacciamatura che trattenga l’umidità del terreno, lo mantenga fresco ed impedisca la crescita delle erbe infestanti. Lo strato pacciamante può essere ad esempio composto di corteccia sminuzzata, lapillo vulcanico, argilla espansa o erba secca.

Annaffiature

La quantità di acqua richiesta dalle rose è strettamente dipendente dalla stagione e dall’andamento termico e delle precipitazioni. Solitamente le innaffiature possono mantenersi su frequenze bisettimanali, somministrando acqua sufficiente per bagnare il terreno sino in profondità ma non eccessivamente. Quando fa molto caldo, durante i mesi estivi, le innaffiature possono anche rendersi necessarie tre oquattro volte alla settimana, soprattutto se il terreno tende a drenare efficientemente. Durante questa operazione l’acqua non deve mai venire a contatto con la foglie, i fusti ed i fiori, perché in questo modo si possono sviluppare malattie fungine.

Terreno

Le rose prediligono terreni leggermente tendenti all’acido con un pH ottimale compreso fra 6.5 e 7; normalmente possono vivere bene anche in terreni dal pH alcalino. Il substrato dovrebbe essere preferibilmente argillosoricco di sostanze nutritive e ben drenato. Tutte le specie e varietà di rose, infatti, non tollerano i ristagni idrici in grado di causare asfissia radicale e possibili marciumi. Nel caso il terreno non fosse sufficientemente drenato, è possibile migliorarne le caratteristiche utilizzando ghiaia,argilla espansa o sabbia per aumentarne la porosità.

Concimazione

La concimazione delle rose è indispensabile per supportare la crescita e la fioritura. Per questa operazione si può utilizzare del concime naturale, come ad esempio stallatico equino, compost, guano o letame bovino maturo che arricchiscono il terreno anche di sostanza organica. La fertilizzazione chimica dovrebbe invece basarsi su prodotti granulari a lento rilascio che forniscano azoto, fosforo, potassio e microelementi, da somministrare in seguito alla potatura invernale. Questa concimazione può essere periodicamente ripetuta durante l’intera stagione vegetativa.

Potatura

La potatura è una pratica indispensabile per regolare e disciplinare la crescita delle rose, ma non si tratta di un’operazione semplice soprattutto per chi è meno esperto. Questa pratica va effettuata sempre prima dell’inizio della ripresa vegetativa, ed i mesi più indicati sono quelli di gennaio e di febbraio. La potatura serve a dare una forma più consona alla pianta, e deve eliminare i rami vecchi, esili o deformi; il taglio inoltre stimola la crescita di nuovi rami e ricacci basali, e consente di ridurre le dimensioni della chioma e di convogliare le energie della pianta verso un numero minore di fiori, ma più grandi e rigogliosi. Ciascuna varietà di rosa richiede una specifica potatura, perciò è bene informarsi nel dettaglio sulle pratiche necessarie.

Parassiti e malattie

A seconda delle diverse varietà ed ibridi, le rose presentano una sensibilità piuttosto specifica nei confronti delle malattie e dei patogeni. I parassiti più comuni sono l’afide verde, particolarmente aggressivo nei confronti dei germogli e che in caso di massicci attacchi può debilitare la pianta, ed ilragnetto rosso, che come l’afide si ciba della linfa. Molto dannosa è anche la tentredine nera della rosa, un insetto i cui bruchi si cibano delle foglie divorandole a partire dal bordo, e formando inconfondibili archetti semicircolari sulla superficie. La pianta, perdendo i suoi tessuti fotosintetici, può subire danni anche rilevanti ed è indispensabile intervenire prontamente mediante l’utilizzo di prodotti insetticidi.

Fra le malattie fungine una delle più diffuse è senz’altro l’oidio, detto anche mal bianco, causata dall’eccesso di umidità e che si manifesta con la comparsa di una muffa di colore biancastro su boccioli e germogli. La ruggine si riconosce invece per maculature color rosso mattone sulla pagina inferiore delle foglie, e talvolta anche sugli steli e sulle spine. Particolarmente dannosa è la ticchiolatura, malattia che si riconosce dalle macchie di colore nerastro bordate di giallo che si espandono progressivamente e colpiscono le foglie e gli steli. Queste malattie vanno combattute utilizzando prodotti a base di rame o fungicidi sistemici, da utilizzare sia alla comparsa dei fenomeni sia come trattamenti preventivi.

Fra i virus in grado di colpire questa pianta, da ricordare è il virus del mosaico (detto anche virus delle rose) che causa crescita stentata, alterazioni nella forma dei germogli, delle foglie e dei boccioli, e produzione di fiori piccoli, stentati e poco numerosi. Per questo virus non esiste cura, perciò le parti colpite devono essere prontamente asportate e bruciate allo scopo di impedire la diffusione del virus alle altre piante.

 
 

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